Cosa si intende per diagnosi psicologica?
Per diagnosi psicologica si intende sia il processo per mezzo del quale si cerca di conoscere il funzionamento psicologico di una persona, sia la definizione attribuita a tale funzionamento, sulla base di termini condivisi dalla comunità scientifica.
La diagnosi è pertanto una mappatura del funzionamento psichico tradotta in una descrizione narrativa sistematica chiamata “formulazione del caso”, che deve dire sia che cosa caratterizza quella specifica persona sia che cosa ha in comune con individui che hanno caratteristiche simili. La psicodiagnostica è quindi la disciplina che si occupa della valutazione e della diagnostica psicologica, personologica e psicopatologica, attraverso l’uso integrato di test psicometrici e proiettivi, colloqui clinici ed esami neuropsicologici. La tipologia di tecniche e strumenti usati variano in base al contesto e allo scopo della valutazione, all’età ed al tipo di eventuali difficoltà dei soggetti valutati.
La diagnostica psicologica è un processo volto non solo alla rilevazione di sintomatologia psicopatologica, ma è importante anche nella valutazione di aspetti e processi della personalità, la valutazione di atteggiamenti, modalità relazionali, livello e tipologia di competenze cognitive, struttura di personalità, ecc., importanti nel processo di cura di una persona dai disturbi o disagi che può incontrare nella vita di tutti i giorni.
In sintesi la valutazione diagnostica serve per valutare la:
- Personalità;
- Presenza di sintomatologia psicologica, di disturbi psicologici di tipo emotivo-relazionale e di tipo neuropsicologico.
Valutazione neuropsicologica
Screening per i disturbi del neurosviluppo
I disturbi del neurosviluppo sono un gruppo di disturbi che hanno origine nel periodo di sviluppo del Sistema Nervoso Centrale, fra questi sono compresi: Disturbi dello Spettro Autistico • ADHD • Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Presso il nostro studio è possibile effettuare uno screening per ognuno di questi disturbi.
Disturbi dello Spettro Autistico
L’autismo è un disturbo di cui si parla molto negli ultimi anni, ha bisogno di poche presentazioni ed è per questo che spesso i genitori si trovano a temere che possono accorgersi nei loro figli della presenza di un disturbo dello spettro autistico, ma difficilmente sanno a chi potersi rivolgere.
La diagnosi vera e propria viene fatta da una equipe di neuropsichiatria infantile, ma è possibile fare una valutazione di screening già presso uno psicologo. Nel caso che la valutazione rilevasse un sospetto per questo tipo di disturbo, allora verrebbe segnalato il caso alla ASL di competenza per iniziare un percorso diagnostico.
Presso il nostro studio è possibile fare questa prima valutazione.
ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività)
L’ADHD, acronimo inglese che sta per “Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività” è un disturbo dell’autoregolazione cognitiva e comportamentale, caratterizzato da un insieme di difficoltà nel controllare l’attenzione, l’impulsività e il livello di attività motoria, che si manifestano in modi diversi a seconda dell’età.
Questo rende difficile al bambino l’apprendimento e l’integrazione nei vari ambienti di vita.
È però necessario né confondere una normale vivacità per un disturbo, né sminuire una vivacità che appare eccessiva come qualcosa di normale. Esiste una continuità fra normalità e disturbo, l’ADHD è l’esagerazione di comportamenti normalmente presenti in bambini e ragazzi che si manifestano con tale intensità e frequenza da compromettere il funzionamento dell’individuo che ne soffre in più contesti di vita, oltre quello scolastico e familiare.
Solitamente si tende a identificare un soggetto ADHD con un bambini agitati, ma questo non è necessariamente vero.
Questo disturbo coinvolge tre dimensioni che non è detto siano presenti contemporaneamente, queste dimensioni sono: Dimensione attentiva; Dimensione impulsiva; Dimensione iperattiva.
A seconda di come si presentano in combinazione, troviamo sottotipi differenti del disturbo:
- ADHD sottotipo disattento, è coinvolta solo la parte attentiva e pertanto nel bambino può non essere identificato un disturbo dell’attenzione, poiché può essere visto come “un bambino tanto buono ma disattento, che si deve impegnare di più”, mentre avrebbe bisogno di aiuti specifici;
- ADHD sottotipo iperattivo-impulsivo, sono quei bambini che non riescono a stare fermi, disturbano, ecc. ma riescono comunque a seguire le varie spiegazioni della classe;
- ADHD sottotipo combinato, è la condizione che coinvolge tutte e tre le dimensioni.
Se i genitori o gli insegnanti trovano che il bambino incontri delle difficoltà di attenzione e/o di comportamento che sembrano un po’ eccessive, prima di intraprendere un processo diagnostico presso una ASL con tutto il carico emotivo che comporta su tutta la famiglia, si può procedere a una valutazione di screening presso uno psicologo, un modo più soft per vagliare il sospetto della presenza di un possibile disturbo.
Disturbi Specifici dell’Apprendimento
L’Apprendimento è un processo multidimensionale in cui le caratteristiche individuali si sviluppano in relazione al contesto in cui il bambino è inserito.
Un bambino evolve nel tempo, porre attenzione alle traiettorie evolutive di sviluppo è un punto importante legato alle diverse fasi di sviluppo delle funzioni cognitive, poiché può succedere che i bambini possono presentare delle difficoltà nel rispondere alle richieste del contesto in uno o più ambiti di competenza fino a svilupparsi in Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) che, molto spesso, sono in associazione ad altri disturbi (comorbilità).
I DSA sono “disturbi che coinvolgono uno specifico dominio di abilità lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Esse infatti interessano le competenze strumentali degli apprendimenti scolastici”, vengono considerati disturbi del neurosviluppo e distinte quattro condizioni cliniche:
- Dislessia, disturbo nella lettura (intesa come capacità di decodifica del testo);
- Disortografia, disturbo nella scrittura (intesa come abilità di competenze ortografiche);
- Disgrafia, disturbo nella grafia (intesa come abilità grafo-motoria);
- Discalculia, disturbo nelle abilità di numero e calcolo (intese come capacità di comprendere e operare con i numeri).
L’esordio avviene durante gli anni della formazione scolastica ed è caratterizzato da persistenti e progressive difficoltà nell’apprendere le abilità scolastiche di base che devono presentarsi per almeno sei mesi.
Queste ultime impediscono al bambino di poter apprendere la materia di studio stessa, per questo il rendimento scolastico non è soddisfacente.
La principale caratteristica di questa categoria è proprio la “specificità”, ovvero il disturbo interessa uno specifico e circoscritto dominio di abilità indispensabile per l’apprendimento (lettura, scrittura, calcolo) lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale.
Ciò significa che per avere una diagnosi di dislessia, il bambino non deve presentare deficit di intelligenza, problemi ambientali o psicologici, deficit sensoriali o neurologici.
Prerequisiti dell’apprendimento e la loro valutazione
Durante il processo di crescita e sviluppo, per giungere agli apprendimenti formali della conoscenza sono necessarie un insieme di competenze che coinvolgono specifiche funzioni cognitive, connesse ad aspetti attentivi, motori e motivazionali chiamate Prerequisiti degli Apprendimenti.
Questi prerequisiti scolastici consistono in una serie di competenze cognitive il cui ruolo nel favorire gli apprendimenti è fondamentale, nel senso che la loro presenza, stabilità ed automaticità costituiscono condizioni indispensabili perché i successivi apprendimenti possano poggiarsi su solide basi. La mancanza di una o più di queste condizioni costituisce un forte indice predittivo di rischio per lo sviluppo di difficoltà di apprendimento.
Analizzare l’adeguatezza dei prerequisiti è una misura preventiva indispensabile da adottare, in particolare durante l’ultimo anno di scuola dell’infanzia e nel primo anno della scuola primaria, così da individuare tempestivamente i casi a rischio e attivare adeguate iniziative di supporto.
La prevenzione attraverso l’identificazione precoce è importante per due ragioni.
In primo luogo è dimostrato come questa determini l’evoluzione successiva delle condizioni di difficoltà negli apprendimenti.
In secondo luogo è accertato che le differenze individuali si accentuano con il passare del tempo, per cui se ad esempio lo svantaggio a 5 anni è lieve, a 8 anni tale differenza aumenta se non si sono attuati idonei interventi compensativi. Inoltre è importante anche per le potenziali ricadute che una difficoltà più o meno forte negli apprendimenti scolastici può avere sull’adattamento del futuro adolescente, attraverso l’acquisizione di stili attributivi disfunzionali.
Per indagare i Prerequisiti dell’apprendimento nei bambini, si va a valutare:
- Attenzione;
- Memoria;
- Prassie;
- Linguaggio.
Abilità strumentali dell’apprendimento e la loro valutazione
Si può dire che, in genere, i prerequisiti precedano la comparsa dell’abilità complessa corrispondente, anche se alcune competenze subiscono una impennata evolutiva quando vengono esposte agli apprendimenti formali della scuola.
Se non sono stati valutati i prerequisiti degli apprendimenti è possibile accorgersi di eventuali fragilità durante i primi anni di scuola primaria. Anche in questo caso una valutazione volta ad accertare la possibile presenza di difficoltà, permette l’intervento con azioni mirate volte al potenziamento dell’abilità specifica.
Il monitoraggio degli interventi permette di vedere l’andamento evolutivo dell’apprendimento, questo permette di comprendere se la fragilità rilevata era dovuta semplicemente ad uno sviluppo più lento e, in questo caso, il potenziamento porta al recupero e alla scomparsa della difficoltà; oppure, se l’intervento ha scarsa efficacia, questo permette di ipotizzare la presenza di un disturbo specifico dell’apprendimento che andrà indagato attraverso un apposito processo diagnostico.
Per indagare le Abilità Strumentali nell’apprendimento nei bambini, si va a valutare:
- Lettura;
- Scrittura;
- Calcolo;
- Grafomotricità e Postura.
Valutazione neuropsicologica dell’adulto
Durante la vita può accadere di avere lesioni cerebrali dovute ad eventi vascolari, tumori, malattie infettive o traumatiche che possono produrre disturbi del funzionamento nervoso. Inoltre nell’età adulta si va incontro a un continuo, benché nella normalità molto lento, declino cognitivo.
Esistono molti test per la valutazione delle singole funzioni cognitive o del funzionamento mentale globale.
Generalmente si inizia sempre da una prima valutazione generale. Alcuni test sono somministrabili in una visita ambulatoriale, richiedono solo pochi minuti e danno delle indicazioni sul grado di compromissione e indirizzano le eventuali ulteriori fasi successive di valutazione.
La valutazione neuropsicologica è la disciplina che indaga il funzionamento di specifici domini cognitivi. Indagare la presenza di eventuali problemi nelle funzioni cognitive e il loro livello di funzionamento, è indispensabile per programmare per ogni singola persona degli interventi personalizzati che possono andare dal Training Cognitivo, alla Riabilitazione Cognitiva, fino alla Stimolazione Cognitiva.
Le funzioni cognitive, sindromi e disturbi che si possono indagare sono i seguenti:
- Memoria;
- Attenzione;
- Abilità Visuospaziali;
- Linguaggio;
- Decadimento cognitivo;
- Afasia.